Ciclo mestruale e controllo dell’appetito

Le fluttuazioni ormonali associate al ciclo mestruale, in particolare la sindrome premestruale (PMS), influenzano il controllo dell’appetito e il comportamento alimentare. L’apporto di energia varia durante il ciclo riproduttivo nell’uomo e negli animali, con un picco nella fase periovulatoria e uno nella fase luteale. I modelli di selezione dei macronutrienti mostrano una minore coerenza ma in ogni caso alcuni studi riportano voglie di carboidrati nella fase premestruale, in particolare nelle donne con sindrome premestruale. La natura ciclica delle voglie di cibo è spesso, ma non invariabile, associata alla depressione. Le fluttuazioni dell’appetito, le voglie e l’assunzione di maggiore energia (cibi più calorici) durante il ciclo mestruale possono verificarsi in parallelo con i ritmi ciclici della serotonina, che possono essere accompagnati da sintomi affettivi. Infatti, la fase premestruale può essere considerata un momento in cui le donne sono particolarmente vulnerabili al desiderio di cibo e al suo consumo eccessivo e alla depressione; questo è spesso associato a bassa attività di serotonina.

Cos’è la sindrome premestruale?

La sindrome premestruale è un insieme di sintomi comportamentali, somatici e fisici che si verificano nei 7-10 giorni precedenti l’inizio delle mestruazioni e che vengono alleviati all’inizio del flusso mestruale o poco dopo. Nella sua forma più grave questo è anche noto come disturbo disforico premestruale (in lingua inglese premenstrual dysphoric disorder, PMDD).
Per porre diagnosi di Disturbo Disforico Premestruale, devono essere presenti uno o più dei sintomi tra

  • depressione
  • irritabilità/rabbia immotivata
  • sbalzi d’umore

a cui devono aggiungersi uno o più dei successivi sintomi in modo da raggiungere un totale di 5 sintomi:

  • sintomi di ritenzione idrica quali tensione e gonfiore del seno
  • cambiamenti nell’appetito e voglie di cibo
  • diminuzione dell’interesse nelle attività abituali

Questi sintomi possono essere misurati usando scale di valutazione soggettive. La distinzione tra PMS e PMDD si riferisce alla gravità dei sintomi. La PMDD è meno prevalente della PMS, colpendo circa il 5% delle donne. È generalmente accettato che un soggetto malato della PMDD deve sopportarne i sintomi in modo consistente, ad un livello severo, per almeno 2 cicli per essere clinicamente significativo. Ai fini di questo articolo, il termine PMS viene utilizzato per comprendere sia le forme lievi che gravi dei sintomi premestruali.
Nel corso degli anni sono state fatte diverse affermazioni sul rapporto tra l’esistenza di questa sindrome e i cambiamenti nel consumo di cibo che potrebbero influenzare la regolazione del peso.

Comportamento alimentare e controllo dell’appetito

Particolari caratteristiche fisiologiche e psicologiche potrebbero, durante il ciclo mestruale e della PMS, influenzare l’appetito attraverso una serie di meccanismi e processi che incidono sul controllo dell’assunzione di cibo. L’assunzione di cibo nell’essere umano può essere valutata per mezzo di aspetti quantitativi del cibo come, ad esempio, il valore energetico o la sua composizione in macronutrienti (percentuale di grassi, proteine ​​e carboidrati). L’appetito è regolato anche da aspetti qualitativi come la scelta del cibo, le preferenze alimentari e da aspetti sensoriali come il gusto, l’appetibilità, la sensazione nella bocca ecc… Infine, sono importanti nell’assunzione di cibo anche i fenomeni soggettivi come la percezione della fame e della sazietà.
A questi aspetti elencati finora sono da aggiungere particolari desideri di cibo e gli impulsi a mangiare cibo in generale e/o prodotti specifici.
Ne consegue che qualsiasi cambiamento indotto dalle fluttuazioni ormonali del ciclo mestruale o dalla PMS può essere rilevato in vari aspetti che coinvolgono l’assunzione di cibo, compresi i cambiamenti nella sensazione di fame, le voglie di certi alimenti, l’alterazione delle dimensioni dei pasti o degli spuntini, un maggior consumo di grassi o carboidrati.

Gli studi sulla bramosia alimentare durante il ciclo mestruale hanno prodotto una serie di risultati che evidenziano la tendenza predominante ad un aumento sia della frequenza che della gravità del desiderio di cibo nella fase premestruale.
Questa tendenza ad aumentare la bramosia alimentare nella fase premestruale è stata osservata in vari campioni di donne (con e senza PMS e/o depressione premestruale), suggerendo che l’esperienza dei pazienti con PMS è più grave ma non necessariamente qualitativamente diversa da quella di donne “normali”. Non sembra esserci differenza negli alimenti oggetto di desiderio (al contrario della frequenza o della gravità) tra soggetti con PMS o non-PMS. Tuttavia, vale la pena valutare attentamente se gli alimenti desiderosi appartengano a una particolare categoria di sostanze nutritive, ad esempio carboidrati. Ciò è importante a causa degli effetti noti del cibo sull’umore e dell’incidenza ben documentata del cambiamento dell’umore (in particolare la depressione) nella fase premestruale, specialmente nei pazienti con PMS. Di conseguenza, potrebbe verificarsi una relazione tra il desiderio di cibo (e probabilmente per cibi ricchi di carboidrati) e depressione. La logica di questa relazione è che le donne bramano alimenti ben specifici il cui consumo potrebbe aumentare la depressione.

Negli ultimi anni, la ricerca ha identificato il neurotrasmettitore serotonina (nota anche come “ormone del buonumore”, “5-idrossitriptamina” o “5-HT”) come componente particolarmente importante che interviene sulla funzione cerebrale e influenza la relazione tra umore e appetito. Questa ipotesi si basa sull’evidenza che bassi livelli di serotonina inducono l’umore disforico, ovvero un’alterazione dell’umore in senso depressivo, accompagnata da irritabilità e nervosismo. Si sostiene che la brama di particolari prodotti alimentari (contenenti carboidrati) si verifica perché aumenta i livelli di serotonina nel cervello ed è stato suggerito che questo possa essere un meccanismo adattativo per compensare una relativa mancanza della stessa nella fase premestruale. Pertanto, mangiare alimenti ricchi di carboidrati è una forma di “automedicazione” per aumentare il buon umore.

Secondo alcuni studi, il consumo di un pasto serale ricco di carboidrati e povero di proteine ​​ha migliorato l’umore nei pazienti con PMS nella fase luteale avanzata ma non ha avuto effetti sull’umore nella fase follicolare o in soggetti non sintomatici. Tuttavia, l’idea che le persone tentano di medicarsi mangiando carboidrati non è ancora sufficientemente supportata.

Si può suggerire che la variazione dell’appetito e dell’apporto energetico osservato nelle donne durante il ciclo mestruale rifletta i ritmi ciclici della serotonina, che può essere accompagnata da sintomi affettivi nelle donne con PMS ma che sono presenti in misura minore (o sono meglio tollerate) nelle donne senza sindrome premestruale. È stato dimostrato che la serotonina influenza sia la sazietà in termini di dimensione del pasto che l’inibizione post-pasto. Durante la fase premestruale, l’attività della serotonina è relativamente bassa e quindi ci sarà un controllo relativamente più debole sull’appetito. Infatti, si può dedurre che l’attività alterata di particolari recettori della serotonina (5-HT1B e 5-HT2C) moduli la capacità di resistere a fattori di rischio come l’eccesso di cibo e la voglia per alimenti più energetici. Di conseguenza, durante la fase premestruale gli individui saranno più suscettibili a molti stimoli (interni ed ambientali) che facilitano il desiderio di cibo. Pertanto, la fase premestruale del ciclo mestruale può essere considerata un momento in cui le donne sono particolarmente vulnerabili al consumo eccessivo e alla brama di cibo ma anche alla depressione a causa della bassa attività della serotonina.

 

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